Ripercorriamo assieme gli apprendimenti e le emozioni vissute nel 2023!
“Essere se stessi è un atto di responsabilità sociale”. Questa frase di Arnold Mindell che ci ha accompagnato nel corso del 2023 è ben lungi dall’essere una “semplice” citazione o slogan, ma è stato un vero faro che ha ispirato un anno di formazione e crescita alla scuola di Arte del Processo e Democrazia Profonda.
Conoscerci, accogliere le nostre parti meno note ed il loro messaggio, cambiare i meccanismi che riproducono il conflitto, dentro e attraverso ciascuno di noi, contribuisce a cambiare il sistema e a ridurre la separazione al suo interno.
Gennaio Il primo seminario dell’anno è sempre una festa perché oltre a ritrovarci in presenza come comunità di pratica e apprendimento, accogliamo le nuove studentesse e i nuovi studenti interessati all’anno base a scoprire gli strumenti e la filosofia del Process work ed è sempre bellissimo ascoltare le nuove storie e le nuove curiosità di chi si avvicina. Interessate ad un percorso di crescita personale e lavoro su di se’ o ad arricchire la propria pratica professionale, le nuove persone che si affacciano stimolano l’intero gruppo ad integrare punti di vista e professionalità diverse come quest’anno che ha visto unirsi coach, terapeute, medici, formatrici e persone coinvolte nella consulenza organizzativa e nella facilitazione.
Nell’intenso seminario introduttivo che ha inquadrato come il Processwork strutturato da Arnold Mindell e colleghi a partire dagli anni ’70 sia debitore e innovatore rispetto a tante matrici – quella Junghiana in primis, ma poi tante altre umanistiche, esperienziali, sistemiche e transpersonali – siamo entrati nell’elemento cuore della pratica Process work.
Insieme a Reini Hauser e Sergi Barrientos abbiamo iniziato ad IMMERGERCI NEGLI OCEANI DELLA PERCEZIONE e a scoprire i principi base del metodo e la sua visione multidimensionale. Usando tutti i nostri sensi, il nostro modo di stare nelle relazioni e nel mondo, impariamo a sviluppare nuovi livelli di attenzione e stando in connessione più profonda con il nostro corpo e le nostre sensazioni iniziamo ad apprendere l’arte di nuotare nei diversi livelli della realtà e svelare il messaggio nascosto in ogni esperienza significativa del nostro quotidiano.
Creando una precisa consapevolezza dei processi percettivi, lavorando sui limiti e sugli aspetti emarginati di noi stessi, sui nostri atteggiamenti emotivi e le nostre relazioni, possiamo supportare la crescita personale e collettiva ad ogni livello ed ampliare le nostre possibilità di contribuire allo sviluppo di relazioni più sostenibili.
E una volta che le basi sono note, come sa chi fa immersioni e chiunque affronti un nuovo modo di guardare il mondo, ogni volta che si pratica l’abilità si affina e ogni esperienza si arricchisce di nuove prospettive.
“L’unico strumento della facilitatrice o del counselor è la sua capacità di osservare il processo e supportarne il dispiegamento” (A. Mindell)
A Febbraio abbiamo iniziato ad approfondire online Le SFIDE DEL COUNSELING ORIENTATO AL PROCESSO con Massimiliano Zonza, Direttore Didattico del percorso italiano per la preparazione professionalizzante in counseling e facilitazione orientata al processo riconosciuto da FEDPRO.
Nello spirito educativo dell’ispirazione originale del counseling, una facilitatrice o facilitatore orientata/o al processo facilita l’emersione delle informazioni, accompagna lo sviluppo della consapevolezza delle risorse presenti e delle esperienze marginalizzate che vogliono essere conosciute, apprezzate e integrate nella vita quotidiana di individui, coppie o gruppi in un’ottica non patologizzante.
Attraverso tutta la ricchezza e versatilità del suo approccio, il Process work può aiutare a sviluppare una relazione più profonda e soddisfacente con sé stessi, con gli altri e una maggiore fluidità e interezza dell’identità per un miglioramento della qualità della propria vita in generale.
A Marzo la lente del Process work si è posata sul tema della SESSUALITÀ E INTIMITÀ, tematiche che fanno emergere gli aspetti più difficili di chi siamo come persona, come coppia e come cultura. Con l’accompagnamento dell’esperienza pluriennale di Reini Hauser, ne abbiamo esplorato gli aspetti più profondi attraverso un percorso di consapevolezza e percezione accresciuta.
Avere una mente da principiante interessata al potenziale significato dei nostri desideri e problemi, dispiegare esperienze grazie all’approccio esperienziale piuttosto che patologizzarle o perdersi in dibattiti teoretici, ci ha permesso di lavorare sul processo onirico della sessualità, sulle relazioni, sulla comunicazione e sull’uso improprio del potere per indagare e scoprire l’essenza più profonda di noi stessi, al di là dei confini personali e culturali.
Sperimentare come il non avere preconcetti su cosa significa la nostra esperienza e quella delle nostre o dei nostri clienti può essere una strada per lo sviluppo, un altro passo per nutrire uno sguardo di Democrazia Profonda e avvicinarci a chi siamo veramente, al di là dei confini personali e culturali.
In Aprile di nuovo dal vivo nella splendida sede di Villa Majnoni, a Marti, nelle campagne toscane Bogna Szymkiewicz ci ha invitato a DANZARE CON I NOSTRI CONFLITTI: tra relazioni, accuse e critici interiori.
I conflitti sono come una danza in cui è facile inciampare e perdere la connessione con l’altro, ecco perché è importante imparare i passi che ci aiutano a viverli e ad attraversarli per riconnetterci al nostro sé più profondo e aprirci al misterioso apprendimento che – attraverso di loro – sta cercando di emergere. Con questa musica di sottofondo abbiamo imparato i passi fondamentali della risoluzione dei conflitti, a formulare accuse in modo diretto acquisendo consapevolezza su come facilitare l’ascolto dell’altro ed il nostro impatto anche quando il nostro stile espressivo potrebbe inficiarlo. Abbiamo esplorato nuovi modi di reagire alle accuse e strategie per trasformare le emozioni difficili e affrontare i nostri critici interiori che diventano dei veri boicottatori quando una critica esterna ne aumenta la forza e può farci entrare in stati difficili da gestire.
A Maggio con Gill Emslie, facilitatrice di lunga esperienza in tematiche globali, abbiamo esplorato l’impatto della FRAGILITA’ e OPPRESSIONE SISTEMICA, iniziando ad affrontare aspetti di Worldwork– il lavoro sul Mondo – che arricchisce il Process work della dimensione sociale e politica.
Partendo dall’esame dei segnali di rango e potere, abbiamo visto come questi sono legati al contesto e alle dinamiche sociali e sistemiche. E anche se spesso tendiamo a personalizzare le questioni che le persone hanno scordandoci che tutto accade in un contesto, dobbiamo sempre avere presente che le dinamiche di potere in quel contesto sono organizzate da dinamiche di potere globali, più grandi. Se apparteniamo a gruppi marginalizzati o minoranze di qualunque tipo noi interiorizziamo i sistemi di credenze che cominciano ad accumularsi come una fila di mattoni in quella che viene definita Intersezionalità. Abbiamo perciò esplorato come facilitare la diversità, l’equità e l’inclusione attraverso la comprensione di diversi assi della discriminazione sistemica e dei pregiudizi sistemici, ad esempio razzismo e omofobia, e la consapevolezza degli effetti e del peso della supremazia bianca, sia come individui che come facilitatrici.
A Giugno sempre con Gill Emslie abbiamo posto il focus su GLI ASPETTI PROFONDI della LEADERSHIP e DELLA FACILITAZIONE: come lavorare con il mondo e con se’ stessi nei momenti di crisi.
Questo seminario ci ha fornito un’approfondita opportunità di sviluppare competenze e migliorare la nostra capacità di condurre e lavorare con situazioni difficili che ci mettono al tappeto e ci spediscono fuori da noi stessi, mentre stiamo facilitando.
Abbiamo dato particolare attenzione alla consapevolezza, agli archetipi o stili di leadership verso cui siamo intrinsecamente portati. Nel paradigma del Process Work la leadership non è solo un ruolo, ma un’attitudine sentita, percepita -una “feeling attitudine”- di avere accesso al nostro potere in ogni situazione. Quindi non è tanto qualcosa di riconosciuto dall’esterno, ma ha a che fare con la capacità di agire e restare in connessione con il nostro potere personale e la nostra presenza.
Abbiamo esplorato i nostri limiti alla leadership e la nostra comprensione delle dinamiche di rango, di discriminazione e potere e come affrontarli attraverso il lavoro interiore per sviluppare sempre di più la nostra capacità di essere “elder”, anziani capaci di accogliere e facilitare il dialogo di tutte le parti nostre e quelle presenti nel campo.
A settembre ancora una volta in presenza in quella che consideriamo la “nostra” base di Marti (PI) dopo la sessione di esami che ha visto nuove professioniste celebrare la fine del precorso triennale, ci siamo ritrovati con Bogna Szymkiewicz e Sergi Barrientos per il tradizionale seminario intensivo Il LUNGO CAMMINO : le tappe del viaggio del facilitatore dove abbiamo ripercorso le tappe dell’apprendimento fatto nei primi mesi e svolto tanta pratica di facilitazione sotto supervisione.
Come in un vero e proprio pellegrinaggio, abbiamo attraversato i territori sempre nuovi e sorprendenti dell’esperienza di facilitatore e di cliente, misurandoci con i nostri sogni, i nostri sintomi, i turbamenti emotivi, le sfide relazionali, le dinamiche collettive e globali, approfondendo e affinando competenze e capacità, forti della nostra fiducia nel processo.
Nel seminario abbiamo imparato a identificare i nostri limiti, i limiti dei clienti, le esperienze che
tendiamo a marginalizzare e come queste emergono quando facilitiamo. Grazie anche all’esperienza degli esami di Medio Termine per le studentesse avanzate del percorso di diploma internazionale riconosciuto da IAPOP abbiamo approfondito la potente tecnica del processo di Gruppo che Mindell utilizza – come ben illustra in “Essere nel Fuoco” -per esplorare tematiche collettive calde e polarizzanti in un gruppo. Nell’occasione le tematiche emerse – “come il patriarcato interiorizzato agisce nel gruppo” e le “dinamiche di rango e privilegio all’interno della nostra Comunità”, hanno permesso di approfondire i ruoli in campo e i ruoli fantasma che, pur non essendo visibili agiscono la loro pressione sulle relazioni e sul campo.
Ancora una volta facilitare la riconnessione con le proprie esperienze personali, supportando ad andare oltre i limiti delle nostre zone note e di confort ha permesso di portare noi stessi a lavorare in profondità su tematiche collettive estremamente attuali, permettendo di accrescere la conoscenza collettiva e di fare pratica come facilitatrici su come intervenire quando ci accorgiamo di “essere sognate” dal campo nel fuoco del conflitto.
A Ottobre il tema del dreaming up è stato ripreso da Bogna Szymkiewicz nell’incontro ESPERIENZE CHE SEGNANO PROFONDAMENTE e IL FENOMENO dell’ESSERE SOGNATI
Ognuno di noi è da un lato un individuo separato e dall’altro parte di un campo più grande – una coppia, un gruppo, una società. Mentre cerchiamo di trovare il nostro posto nel mondo, il campo è alla ricerca di modi per esprimere i suoi messaggi nascosti. Così, a volte, diventiamo un canale per le esperienze negate che devono essere manifestate in un dato gruppo o in una relazione, come se il campo ci usasse come figura del suo sogno. Chiamiamo questo fenomeno “dreaming up”, ovvero “l’essere sognati”.
“Il dreaming up si verifica ogni volta che i sogni o il processo del sogno influenzano le relazioni interpersonali. Pertanto, non comprende solo il transfert nella relazione d’aiuto, ma qualsiasi relazione in cui il sogno svolge un ruolo. (…) Il dreaming up può essere visto da una prospettiva spirituale come la colla che tiene insieme l’Universo olografico”
Joe Goodbread
Nel webinar abbiamo avuto modo di capirne i meccanismi e le condizioni in cui si verifica, analizzarlo nel contesto dei concetti psicologici correlati nella relazione d’aiuto e nella facilitazione (proiezione, risonanza e contro risonanza emotiva).
Abbiamo imparato a conoscere il ruolo che i limiti del facilitatore, i limiti del cliente, i doppi segnali e i limiti condivisi giocano nel fenomeno dell’ “essere sognati” e approfondito le nostre esperienze secondarie mentre siamo nel ruolo di facilitatore. Abbiamo fatto pratica di come possiamo fare interventi basati sull’ “essere sognati”, mentre stiamo facilitando.
Il mese è stato arricchito anche da un seminario extracurriculare TUTTO STA NELLA FAMIGLIA: LAVORARE CON BAMBINI, RAGAZZI E GENITORI USANDO LA LENTE DEL PROCESS WORK dove abbiamo approfittato della presenza di Dawn Menken, terapeuta e docente alla Scuola di Processwork di Portland con A. Mindell che ci ha portato la sua esperienza e condiviso tante tecniche di lavoro sistemico con bambini, adolescenti e genitori che possano supportare i genitori a stare nel loro ruolo di accompagnamento e sviluppo della straordinaria creatività dei ragazzi e delle ragazze.
Novembre – Ancora un mese ricco di formazione! Siamo partiti con Sergi Barrientos ad esaminare I DIVERSI PIANI DELLA RELAZIONE: dialoghi tra mondo interiore e mondo esteriore
Mindell ha intrecciato i concetti dell’inconscio collettivo, le scoperte della psicologia e della fisica moderne con la teoria dell’ologramma, per mostrare come la consapevolezza di ogni individuo influisce ed è influenzata dall’intero sistema della relazione e dai suoi livelli d’esperienza.
“I limiti sono come miraggi, che ti sfidano costantemente a superarli e rivelano le molte dimensioni della relazione mentre vivi”. Arnold Mindell, The Dreambody in Relationship
In queste lezioni abbiamo studiato i livelli di relazione – intrapsichica, interpersonale e transpersonale – e la loro interazione e siamo tornati ad osservare e leggere segnali, intenzionali e non intenzionali – o doppi segnali, dinamiche di rango, ruoli e ruoli fantasma del passato e del futuro e altri elementi che entrano in gioco quando i tre livelli della relazione giocano tra di loro.
Immergersi nelle qualità essenziali dell’esperienza ci ha messo in profonda connessione con noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda: un elemento essenziale per accrescere la nostra consapevolezza e facilitare la consapevolezza altrui.
Il recupero di uno spostamento di un webinar di febbraio ci ha portato ad approfondire con Gill Emslie come SVELARE LA TRAMA DELL’ANIMA, ovvero come sviluppare quella che il Process work chiama La “Terza attenzione” per imparare a connetterci e a sviluppare la creatività necessaria per seguire il flusso del processo, sentendoci parte dell’universo, sperimentando la non-dualità.
“Un essere umano è una parte della totalità che chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Tuttavia, si sperimenta a se stesso, ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti, come qualcosa di separato dal resto; una forma di illusione ottica della coscienza.”
Albert Einstein
Scoprire quel filo invisibile che dà senso alla vita di ciascuno e unisce tutti, creando una trama speciale nelle nostre relazioni e nei nostri interventi.
A Dicembre Massimiliano Zonza ha completato il tema dell’ETICA, DEONTOLOGA E SVILUPPO PROFESSIONALE rinviando a Gennaio 2024 il seminario su Neurofilosofia Percorsi dentro la mente relazionale, la neuroretorica, la neuroetica e i meccanismi dell’empatia.
La riflessione filosofica contemporanea si è interfacciata con le ricerche svolte dalle neuroscienze e ha aperto nuovi campi di indagine e nuovi sviluppi applicativi. Questo è il campo della cosiddetta Neurofilosofia, cioè la ricerca dell’applicazione della ricerca filosofica in un rapporto costante con le neuroscienze.
Posti disponibili: iscriviti QUI.
In questo webinar, in particolare, ci sarà la possibilità di sviluppare gli aspetti di maggior interesse consulenziale e di applicazione per l’operatore della relazione d’aiuto, anche attraverso la pratica individuale e di gruppo
- La filosofia della mente con un’impostazione di tipo fenomenologico;
- La neuroretorica e le neuronarrazioni;
- I meccanismi dell’empatia;
- E la neuroetica.
Tutto da vivere e da scoprire il Programma 2024! Clicca qui per scaricare la brochure